
Terzigno, nella discarica Sari hanno bruciato per giorni le ecoBALLE poste sotto sequestro dalla magistratura sprigionando una quantita' impressionante di DIOSSINA che purtroppo si e' liberata nell'aria e depositata quindi sul terreno, sugli alberi.
Non ci è dato di sapere se, e quali controlli ha fatto l’Arpac nell’aria e sui luoghi . In che punti sono stati fatti? Non sono ancora stati forniti dati.Si può comprendere che le autorità preposte alla sicurezza e alla salute dei cittadini cerchino di evitare situazioni di panico non giustificato e tendano a dare notizie tranquillizzanti ma non è possibile che un incendio che ha interessato delle ecoBalle e che è durato per giorni non abbia avuto influenze significative sui nostri terreni, le nostre colture, i nostri vigneti e...su noi stessi !
Opera di folli, piromani, o di chi e perchè..... ?
Nessuna notizia si lascia trapelare, nessun dato che possa informare la popolazione che ci vive accanto, chi ci tutela da un cosi' grave attentato alla salute pubblica.
VOGLIAMO DELLE RISPOSTE
1 commento:
Oggetto: esposto-denuncia per procurato disastro ambientale ed attentato alla pubblica salute
Sabato 8 settembre 2007 ore 17:30 circa
Una enorme colonna di fumo nero si leva dalla località “Pozzelle” nel comune di Terzigno al confine con i comuni di Boscoreale e di Boscotrecase. Nei mesi precedenti la medesima area era stata già oggetto di numerosi incendi sia della vegetazione che di discariche abusive di rifiuti e anche di casolari prefabbricati.
I vigili del fuoco vengono avvisati dell’incendio e prontamente intervengono.
Domenica 9 settembre 2007 ore 00:30 circa
Dall’area in questione di levano alte fiamme. Il comando dei Vigili del Fuoco di Castellammare di Stabia viene contattato e, chi risponde, informa che per tutto il pomeriggio si sono alternate squadre di pompieri nel tentativo di estinguere l’incendio delle ecoballe depositate nella ex discarica SARI e che l’intervento si prospetta molto difficile e lungo.
Lunedì 10 settembre 2007 ore 09:00 circa
I Vigili del fuoco, coadiuvati dal Corpo Forestale, per estinguere le fiamme ricorrono a ruspe e camion che accumulano terreno sulle ecoballe incendiate. Affermano che l’ARPAC (Agenzia per la Protezione Ambientale della Campania) ha proibito l’uso dell’acqua per la estinzione del fuoco perché essa avrebbe potuto portare all’inquinamento delle già compromesse falde acquifere.
Dopo circa 40 ore di incendio le fiamme sembrano essere domate. Permane solo un denso fumo bianco che continua a fuoriuscire dal terreno. In serata una discreta precipitazione piovosa contribuisce a domare definitivamente l’incendio.
I danni
L’enorme quantità di fumi e polveri dispersa dal vento e precipitata al suolo ha prodotto:
• Intossicazione e avvelenamento della popolazione che, nell’immediato, ha subito gravi disagi ma che risulta gravemente danneggiata dall’assunzione cospicua delle emissioni gassose e delle polveri;
• Inquinamento per ricaduta dei particolati sulla vegetazione con conseguente danno all’agricoltura (ivi compresa la produzione di vini) e alle attività zootecniche;
• Inquinamento della falda acquifera in quanto, come definito dall’ARPAC, il passaggio delle acque (per la estinzione dell’incendio o meteoriche non fa differenza) attraverso lo strato dei rifiuti comporta un inquinamento delle acque di falda. Lo strato di impermeabilizzazione, infatti, in assenza di impianti drenanti, ha costituito un grande invaso ricolmo di rifiuti che, una volta saturato di liquidi tende a tracimare all’esterno.
Inoltre, le ecoballe, seppure prima ritenute isolate dall’ambiente, in seguito ai danni subiti sono ora certamente fonte di inquinamento.
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