
04/02/2009 Boscotrecase E' ormai passato un anno da che il Nino Vicidomini Comitato di Boscotrecase, organizzazione spontanea di cittadini e cittadine del paese, ha cominciato ad interessarsi delle problematiche che riguardano l'ambiente e la qualità della vita sul nostro territorio.
Molte chiacchiere si fanno sulle presunte spinte istituzionali che ne hanno caratterizzato la nascita. E' per questo motivo che si è fatta indispensabile la volontà di incontrare gli animatori per comprenderne e far comprendere le reali motivazioni che stanno alla base del loro impegno.
Quando è nato il Comitato?
Il Comitato nasce a febbraio del 2008, in piena emergenza rifiuti. Un gruppo di venti persone si sono riunite spontaneamente per trovare soluzioni ad una condizione ambientale, in quel periodo, davvero insostenibile.
Quindi senza nessuna spinta dall'alto?
Assolutamente no! Il Comitato inizialmente ha cercato un contatto con l'amministrazione comunale per ribadire che con una raccolta differenziata fatta bene non saremmo arrivati con la spazzatura fino ai primi piani dei palazzi anche a Boscotrecase. Quindi, come vedi, il nostro è stato un approccio collaborativo ma salvaguardando sempre la nostra autonomia organizzativa. Certo, qualche tentativo di “infiltrarci” o di impedirci di effettuare le nostre iniziative liberamente c'è stato, ma siamo riusciti a resistere.
Come è cambiata da allora la situazione ambientale del territorio?
Grazie anche al nostro ruolo di pungolo nei confronti delle istituzioni, pensiamo che la situazione, per ciò che concerne il servizio di RD, sia migliorata. Certo molte sono le cose da fare ancora, a cominciare dalla creazione dell'isola ecologica, del passaggio da tassa a tariffa, dell'effettuazione di una comunicazione più puntuale e comprensibile, di una gestione del servizio partecipata. E' per questo che il nostro compito non si è ancora esaurito. In più c'è la vicenda della discarica, che rischia di compromettere tutto ciò che si è fatto di buono per questo territorio e, se non ostacolata, creerà condizioni di inquinamento inimmaginabili.
Quindi, il vostro è solo un impegno “ambientale”?
No, anzi. Quello ambientale è il tema su cui abbiamo fondato la nostra nascita. Ma ci siamo occupati anche della questione del ponte dell'autostrada (chiuso oramai da anni), dei problemi della scuola, della strada Matrone, unica risorsa per uno sviluppo “turistico” della nostra area. Su queste tematiche abbiamo posto delle istanze al comune, ma aspettiamo ancora risposte.
Il vostro è un esempio di partecipazione democratica ai problemi del paese, il quale che tempo vive?
Le condizioni del paese sono pessime. Non ci sono spazi pubblici fruibili, i servizi sono carenti o malgovernati, la comunicazione tra l'alto ed il basso pressoché inesistente. Il cittadino vive una condizione di isolamento ed ignoranza. I momenti della discussione pubblica sono ridotti al lumicino, la gestione politica del paese sembra essere svolta in regime di proprietà privata. Ecco perché crediamo nelle nostre azioni, e nella possibilità di poter risvegliare le coscienze assopite di molti concittadini. L'orizzonte caratterizzati da uno sviluppo sostenibile del territorio correlato ad una gestione della cosa pubblica attraverso dispositivi di democrazia partecipativa ( che pure le leggi dello stato prevedono), se si è in tanti a volerlo, lo si raggiunge più facilmente.
Per concludere, ho notato nella composizione del vostro “gruppo” l'esigua presenza di giovani. Quali le cause di questa latitanza?
Questo è vero. Purtroppo i giovani sentono poco l'appartenenza a questi luoghi.Ancor meno a questi metodi di collettivizzazione dei processi politico-sociali. Questo è dovuto soprattutto ad una mancanza di opportunità lavorative e alla mancanza di agenti locali della produzione culturale che trasferiscano alle nuove generazioni non solo la storia e la memoria di questi posti ma pure la voglia di potersi sperimentare con le proprie e specifiche competenze nello sviluppo del territorio. I giovani sono lontani dalle questioni pubbliche, sia perché iperprotetti dalle famiglie sia perché già proiettati verso la fuga. Qui per loro non c'è niente. Sta a noi, quindi, costruire un nuovo scenario che abbia un senso per tutti.
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